SIEMPRE SIN PRESERVATIVO

Una strada notturna illuminata da luci rosa, dove il basso cammina come il passo sicuro di una cavalla: un mix di scherzo pericoloso e sfida coraggiosa. Una voce tagliente, che colpisce dritto al cuore: mescola corsa, fuga e apparente comodità - “tuta sportiva in caso di fuga”, sigaretta tra i denti, catena al collo e risata ribelle, che fa venire voglia di ballare e nascondersi allo stesso tempo. Intorno - calde collinette di parole, battute sul “senza barriere” e annotazioni sul fatto che hanno iniziato presto e sono sopravvissuti a modo loro; la sensazione della strada, dove le regole sono raccomandazioni, non leggi.

Qui l'ironia è calda, quasi familiare: richieste del tipo “fallo”, “saluta la mamma”, minacce con una nota di farsa, come se fosse un samovar verbale che bolle e emette vapore nei momenti più inaspettati. Tutto il testo è costituito da brevi appunti tiri fuori dal taschino: a volte crudi, a volte divertenti, a volte delicati, come se l'umorismo nero avesse imparato a cantare l'amicizia, la paura e l'abitudine di essere sempre pronti. Non resta che sorridere e capire: in questo racconto notturno nessuno chiede perdono, ma tutti sanno dove cercare la via d'uscita.