Red Bull Espiral #01

Fin dai primi secondi sembra di trovarsi in una rumorosa attrazione di strada, dove la musica ti colpisce al petto e le parole sono come raffiche di fuochi d'artificio. Un mix di spavalderia e osservazioni quotidiane suona come se la vita fosse una feria eterna, dove bisogna tenere la schiena dritta, anche se la testa è china per controllare che le scarpe da ginnastica non si siano sporcate.

Nel ritmo si sente un nervo d'acciaio: il ricordo di chi ha iniziato da zero e la sicurezza di chi non gioca più secondo sceneggiature altrui. Qui non c'è posto per i pesci deboli, solo per gli squali, solo per chi ricorda il prezzo del successo e non ha paura di passare la notte in bianco alla ricerca della propria fetta.

Eppure, sotto lo strato di vanteria, traspare uno strano calore: brindisi a chi desidera la caduta, vittorie che fanno male quanto le sconfitte e risate che risuonano più forti dei proiettili. Una danza al limite, dove ogni strofa è un'altra medaglia sul petto e un'altra cicatrice sotto la pelle.