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Descrizione
A volte la preghiera non risuona nella chiesa, ma nelle cuffie. Senza candele, senza cupola, senza promesse del tipo «non lo farò più». Solo una voce, stanca, ma ancora convinta che la luce possa emergere anche dall'oscurità più totale. Non c'è predica, solo una silenziosa ostinazione: “prendi il mio dolore, io sopporterò il tuo”. Come una confessione tra due persone che hanno smesso da tempo di temere la debolezza.
La musica sale come un respiro dopo un lungo silenzio. Qui non ci sono parole perfette, ma c'è onestà, diffusa in ogni battito, come il vino che qualcuno ha deciso di trasformare di nuovo in acqua. E questo rende tutto più facile, come se dentro qualcuno avesse finalmente permesso a se stesso di essere semplicemente se stesso.
Testo e traduzione
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