Kangen

Le lettere sono come piccole capsule del tempo, dove l'odore dell'inchiostro è stranamente più caldo di qualsiasi Wi-Fi. Qui le parole non si limitano a dire "ciao" - è come se accarezzassero delicatamente la guancia. Ogni riga trema di impazienza: quando potrò finalmente abbracciare, respirare, stringere, e tutto tornerà al suo posto? Tra le righe, un fruscio di attesa, come in una vecchia cassetta delle lettere prima dell'alba. La dolce tortura della distanza, dove ogni "mi manchi" suona un po' più forte di quanto vorremmo. E tutta questa tenerezza non è per far vedere, ma per dopo, per quel momento preciso in cui la porta si aprirà e il mondo finalmente esclamerà: "Sei tornato".