Descrizione
Una leggera malinconia si intreccia qui con una spensieratezza quasi solare. «Le temps est bon, le ciel est bleu» suona come una promessa di estate, ma dietro di essa si nascondono mattinate post-sbornia, conversazioni alla stazione e ricordi che bruciano sempre un po'. Nei versi si alternano autoironia, amarezza, schietta sincerità, e tutto questo si sovrappone all'immagine di Parigi con le sue piogge, le sue piazze e i suoi incontri casuali.
La musica sembra passeggiare accanto a noi, con le mani in tasca, ascoltando i piccoli drammi interiori di ciascuno. Non c'è pathos, solo osservazioni: sull'amicizia, sull'amore, su come il tempo scivoli tra le dita e lasci cicatrici che gradualmente diventano parte dello stile. E in questo mix di tristezza e calore si sente qualcosa di familiare: la sensazione che, anche con il mal di testa e un sacco di dubbi, la vita continua a suonare la sua melodia, a volte anche molto bella.
Testo e traduzione
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