Voy A Buscarte

La promessa notturna è esuberante e un po' rumorosa: nell'aria aleggiano profumo e non detto, mentre il ritornello «se non verrai, verrò io, ruberò» suona come una delicata minaccia, pronta a trasformare l'indifferenza in azione. Il silenzio ferisce più profondamente di qualsiasi parola, e ogni chiamata persa si trasforma in una piccola catastrofe che si vorrebbe riparare, sia con un furto, sia con un messaggio.

I postumi di una sbornia in stile argentino, una gomma a terra e scene di una strana commedia: tutto questo fa da sfondo a tentativi insensati ma calorosi di riconquistare l'attenzione. Si chiama solo nei fine settimana, il sesso ripara temporaneamente la rottura del rapporto, e poi di nuovo il silenzio: una melodia allo stesso tempo civettuola e vulnerabile, con un chiaro tocco di “cattivo” che per qualche motivo suscita simpatia.

Il risultato è un mix di gelosia, premura e leggera prepotenza: la disponibilità a scappare se la porta non viene aperta e la capacità di ridere del proprio pathos. In questo romanticismo un po' sporco ci sono il vetro lunare, l'abitacolo buio dell'auto e un odore che promette di rimanere più a lungo delle parole. Il silenzio è ormai insopportabile: meglio che lo rubino di nuovo.