MI PIACCIONO LE NERE

La voce scivola tra le righe con un mezzo sorriso, come se qualcuno stesse strizzando l'occhio, e subito si giustifica: "Non sono razzista, mi piace e basta". L'umore è misto e leggero, come un biglietto in cui si confessano contemporaneamente le proprie preferenze, si scherza sull'umorismo nero e si discutono tranquillamente i modi per saldare il conto "in nero": il gioco di parole funziona come un piccolo trucco, allontanando dalle conclusioni dirette e lasciando spazio a un sorriso. La melodia sembra infilare un verso calcistico nel bel mezzo del salone: la menzione della "Juve" non è percepita come un vanto, ma come un dettaglio del costume, brillante e un po' ironico. Alla fine, non ne risulta una dichiarazione pomposa, ma una confessione calda, un po' civettuola, che allo stesso tempo ride e si osserva da fuori.