GIOVANNI

All'inizio sembra una normale canzone sui pettegolezzi, dove un chiacchierone sa "tutto su tutti". Ma più si va avanti, più forte è la sensazione che dietro le prese in giro e le battute si nasconda qualcosa di imbarazzante, come se lo stesso narratore avesse paura che lo specchio risponda all'improvviso. Le parole vengono lanciate in aria come aeroplanini di carta, sembra divertente, e in ognuna vola un po' di nocciolo di verità. E alla fine, da uno scherzo nasce una parata assurda: tutto e tutti diventano improvvisamente "gay" perché è più divertente ammettere che lo sono tutti piuttosto che ammetterlo a se stessi. La musica è allo stesso tempo ribelle, quasi da spiaggia: come se qualcuno avesse organizzato un carnevale di voci e risate. La pista da ballo si trasforma in un piccolo tribunale dell'opinione pubblica, dove la sentenza viene emessa in base a iQOS e gusti sportivi. Ma con ogni riga, dietro le risate fragorose, diventa sempre più chiaro che c'è proprio quel Giovanni, che sembra semplicemente stanco di fingere.