Pilon Gras

L'aria notturna è densa, quasi viscosa - come se fosse impregnata di fumo di sigaretta, ansia e conversazioni estranee dalla finestra di fronte. Tutto sembra come sempre: cemento, luce fredda dei lampioni, un paio di frasi squillanti su "liquido" e "minimo". Ma da qualche parte sotto questo ronzio si sente la stanchezza - non ostentata, ma vera, quella che filtra tra le parole quando le forze sono al limite. Sembra che qui vivano in modalità pilota automatico: fumano, bevono, ridono, scherzano - come se tutto fosse sotto controllo, anche se da tempo non lo è più. Ogni strofa è come un altro giro di una notte insonne, dove invece di dormire c'è il tentativo di "rilassarsi", ma il risultato è semplicemente non pensare troppo. E tutto questo non riguarda storie di banditi e stile ostentato, ma il sottile confine tra coraggio e apatia. Quando anche la caduta suona a ritmo, e il dolore, per qualche motivo, va a tempo con il basso.