Descrizione
Il dolore, a quanto pare, non è una tempesta - piuttosto un vento che soffia dove vuole. Prima ti butta a terra, poi all'improvviso ti insegna a respirare più regolarmente. Qui non si piange sul cuscino - qui si pianta un giardino dalla memoria, si innaffia con gratitudine e si aspetta che qualcosa di caldo cresca dal luogo più freddo dentro. Il dolore non si nasconde, lo si trasforma in musica, in luce, in un silenzioso "grazie" a chi non è più accanto. E sembra che la perdita non rubi l'amore - lo rende semplicemente eterno, in ogni respiro, in ogni nota, nelle parole: "Benedetto sia il Signore, anima mia".
Testo e traduzione
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