Rubber Band Man (with Hozier)

Un po' come un appunto di diario scritto sul bordo di un bicchiere rotto: riconosce con delicatezza e consapevolezza che nulla è veramente eterno, ma lo fa con un sorriso. La voce è come una lettera da un'altra stanza: vicina alla memoria, lontana nei passi; le parole si allungano dalla crepa al buco, come un vecchio braccialetto di gomma che mantiene ancora la forma, sebbene conosca già tutti i suoi limiti. Qui non c'è moralismo, solo una tranquilla istruzione per la sopravvivenza: essere flessibili, non di pietra, nutrire gli uccelli, se si vuole, e non tenere il mondo nel cemento. Il caos interiore è vestito di luce, la memoria affiora come un nuovo tatuaggio di notte, e la richiesta di "ricominciare da capo" suona non drammatica, ma infantilemente insistente. Non è un grido di perdita, ma un caloroso saluto a ciò che un tempo era "per sempre", eppure si può provare a ricominciare.