Angguk-Angguk Geleng-Geleng

Un mondo in cui tutti annuiscono all'unisono, come se ne andasse della loro sorte. Le teste si muovono - su e giù, a destra e a sinistra - automaticamente, abitualmente, come se fosse la cosa giusta da fare. Dopotutto, è più facile essere d'accordo che discutere. È più facile assecondare che uscire dai ranghi. E dentro c'è un silenzioso ribollire, quello che non si può mostrare né con il viso né con la voce.

Il ritmo procede misurato, come una marcia di marionette sotto il controllo benevolo di qualcuno. Nelle parole c'è una canzone per bambini, satira e un po' di amarezza. Ogni “sabr, sabr” suona come un sospiro, una pazienza stanca, appresa da generazioni. Dietro il ritmo c'è un'oscillazione tra la sottomissione e la consapevolezza. Una danza in cui tutti annuiscono, ma qualcuno già ammicca a tempo.