NAWETT JAK

Qui non si tratta di sogni, ma di movimento. Quando i cortili di cemento diventano uffici e il rumore del motore diventa un applauso dopo una riga scritta di corsa. In ogni parola c'è stanchezza, ma anche entusiasmo: non fermarsi finché i numeri non si trasformano in libertà. Laddove gli altri cercano like, risuona la voce roca di una persona che fa il proprio lavoro senza filtri, senza pose.

Tutto è impregnato dell'odore dell'asfalto e dell'orgoglio di chi ha scelto non il comfort, ma la strada. Qui non c'è spazio per il romanticismo: le strade nutrono, i beat oscillano, il maestro gira finché la lampada dello studio non si brucia. Eppure è comunque caldo. Perché dietro questa armatura c'è la convinzione che il lavoro non sia vano e che anche in un mondo governato dai numeri si possa rimanere se stessi.