No Tenerte Duele Más

Qui non si sente isterismo, ma una tranquilla resa, come quando si tiene in mano un vaso che sta per rompersi e si capisce che non sarà più possibile ripararlo. Le parole sono morbide, quasi sussurrate, ma in esse si sente la forza: la disponibilità a chiudere gli occhi davanti alla verità, pur di prolungare ancora un po' l'illusione del calore.

È una musica sull'autoinganno amoroso, in cui non c'è pathos, solo stanca nobiltà. Conservare il miraggio sembra più facile che vivere con il vuoto. E anche la richiesta “mentimi” non suona come un rimprovero, ma come un ultimo tentativo di rendere bella la sofferenza, almeno per un paio di strofe in più.