Mockingbird

Una ninna nanna notturna, in cui le promesse risuonano più forte delle giustificazioni: il fruscio di una casa vuota, vecchie fotografie sul tavolo e piccoli sorrisi nell'inquadratura - tutto questo fa da sfondo a un silenzioso incarico - “non piangere, andrà tutto bene”. La voce, che sembra provenire da dietro una porta chiusa, distende delicatamente il labbro superiore e non offre conforto, ma un piano d'azione: comprare un uccellino, un anello, fare in modo che il mondo torni a sorridere. In questa semplicità c'è tutta la grandezza della vita, racchiusa in un paio di strofe e alcune promesse audaci.

Un divertente mix di commozione e determinazione: c'è la struggente vulnerabilità dei ricordi di un portafoglio vuoto e la volontà di difendere la gioia a tutti i costi, fino alla cupa battuta sul “spezzare il collo all'uccellino”. Sembra una confessione-programma: ironico, caloroso e un po' severo, come una nota in un diario, dove una persona impara a essere un punto di riferimento e allo stesso tempo riconosce che non tutto è sotto controllo.