I Was Made For Lovin' You

Fin dai primi secondi, il basso ti fa vibrare le viscere come se ti avessero collegato a una rete a 220 volt. E poi tutto è chiaro senza bisogno di parole: non si tratta di ragionamenti, né di filosofia, ma di chimica, che o c'è o non c'è. Qui trabocca fino all'eccesso, fino a diventare ridicola, fino a creare una leggera dipendenza.

Ogni ripetizione del ritornello è come un pensiero ossessivo che ritorna ancora e ancora. Come una canzone che non riesci a toglierti dalla testa: fastidiosa e allo stesso tempo piacevole. Un po' disco, un po' rock, ma in sostanza - l'eterna disputa su chi si stancherà per primo di questo gioco di “non ne ho mai abbastanza”.

È proprio questo il bello: sembra tutto semplicissimo, ma in realtà è la colonna sonora di quei momenti in cui la notte sembra infinita e uno sguardo può sostituire qualsiasi parola.